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le due prime canzoni 121

cosa è per voi: voi siete uguale a qualunque altissima impresa.»1

Il Manzoni, non mi ricordo più dove, parla dell'entusiasmo a freddo e delle consuete esagerazioni del Giordani. Quanto alle esagerazioni, erano nell’in- l'indole dello scrittore; ma l’entusiasmo qui è senza dubbio caldo e sincero. E questo entusiasmo, che a qualche critico illustre pare retorica, al Carducci pare il grido del cuore italiano d’allora, e a me pare anche la critica più giusta delle due canzoni, quella che ne assegna il merito principale; un sentimento alto e forte d’italianità espresso in forme molto elaborate, un po’ retoriche anche, ma con una energia ed una sincerità che lo comunicano immediatamente ai lettori. Chi si riporti al tempo nel quale le canzoni furono pubblicate, e ripensi le condizioni politiche dell Italia d’allora, capirà facilmente come quei versi dovessero toccare sul vivo la coscienza della nazione, e infiammare ed elettrizzare tutti i nobili spiriti frementi sotto il giogo della tirannide. Ben lo sentiva il Leopardi, il quale rispondendo al Montani, che gli aveva lodate le canzoni, diceva: «L’esempio recentissimo delle altre nazioni ci mostra chiaro quanto possono in questo secolo i libri veramente nazionali a destare gli spiriti addormentati di un popolo e produrre grandi avvenimenti.»2

Chi vuol sapere quale fu l’importanza storica e politica delle due canzoni, legga ciò che il Carducci osserva e riferisce, a proposito di esse, nello scritto su Le tre canzoni patriotiche di Giacomo Leopardi.3



  1. Epistolario vol. III, pag. 149, 150, 151.
  2. Idem, vol. I, pag. 201.
  3. Nel citato volume del Carducci, Spiriti e forme della poesia di Giacomo Leopardi, a pag. 148 e seg.