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le due prime canzoni 123

Qual tempio, qual altare non violarono, qual monte, qual rupe, qual antro sì riposto fu sicuro dalla loro tirannide? Libertà bugiardissima ec. E’l peggio è che fummo costretti a combattere per loro. Qui alle campagne e selve rutene ec, come sopra per l’altra canzone. Ma più di tutto è male questo sopore degl’italiani.... Io finché avrò lena e voce in petto griderò sempre: Svegliati, Italia ec. ec.»1

Per quanto l’argomento sia diverso, le due canzoni nel contenuto e nello spirito hanno molti punti di contatto: esse nacquero gemelle, nacquero al medesimo soffio. Così avvenne che ciò che nel primo abbozzo era di troppo alla prima, servì alla seconda. La prima, secondo il disegno, doveva comporsi di tre parti: descrizione delle sciagure d’Italia; infelicità, degli italiani costretti a morire in Kussia combattendo per altra gente; i Greci alle Termopili, e Simonide consacrante all’eternità la gloria loro. Nella esecuzione, al poeta indugiatosi nella prima parte, e sentendosi crescere l’importanza della terza, mancò lo spazio alla seconda, ch’egli costrinse perciò in una sola strofe, serbando il resto della canzone, più che metà, alla Grecia e a Simonide, e con Simonide chiuse, abbandonando l’idea di soggiungere alle parole di lui le proprie osservazioni. L’episodio degli italiani combattenti in Russia fu poi ripreso ed ebbe largo svolgimento in quattro strofe della canzone per Dante.

Con queste due canzoni, nate ad uno stesso parto, e nate in un impeto irresistibile di ispirazione, Giacomo Leopardi occupò il primo posto fra i poeti italiani della prima metà del secolo decimonono.

Generalmente, buttato giù in fretta nel primo fervore della ispirazione l’abbozzo di una poesia, egli aspettava a tornarci su che la ispirazione tornasse,

  1. Dalle carte napoletane in corso di stampa.