Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/147


le due prime canzoni 119

filosofia. Quando egli conobbe il Giordani, la trasformazione delle sue idee politiche era, come abbiamo visto, già compiuta; quella delle idee filosofiche era avanzata per modo, che non aveva bisogno di aiuti e di eccitamenti, ma piuttosto di freni.

Lo scrittore piacentino, già uomo fatto e famoso, trovò dinanzi a sé un giovine convertitosi per virtù propria all’amore della grande arte classica, all’amore della patria, all’amore della libera indagine filosofica. Non e’ era dunque bisogno di convertire un convertito. Ch’egli lo confortasse e raffermasse in quelle idee e in quei sentimenti, pur cercando di temperare ciò ch’era in essi di eccessivo; che si dolesse con lui della domestica schiavitù, pur consigliandolo a pazientare e sperare; che desiderasse per lui una vita moralmente e materialmente più libera e più sana, e si adoprasse a procacciargliela, pur usando a ciò le maggiori cautele e i maggiori riguardi verso la famiglia di lui; sono cose che, si capisce, non poterono allora piacere a Monaldo ; ma oggi non dovrebbero parere biasimevoli neppure agli ammiratori del vecchio conte sanfedista.



In quel mese di settembre, nel quale il Leopardi ebbe la visita del Giordani, morì Teresa Fattorini; e in quello stesso mese il poeta compose, non già un’elegia sulla immatura fine di lei, ma la canzone all’Italia.

Un sentimento nuovo entra d’un tratto nella poesia del Leopardi e l’occupa tutta; il poeta dimentica per un istante i dolori suoi e gli altrui, per non sentire che le sciagure e le vergogne della patria: i suoi lamenti e le sue rampogne hanno ora uno scopo pratico, mirano a scuotere dall’ignavia gli Italiani: e l’entusiasmo ond’egli eccita i fratelli suoi a redi―