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i primi amori 111

ritò;1 che la ragazza non si curasse di lui, risulta dalle due poesie che ad essa si riferiscono, specie dall’idillio:


. . . . . . . . Or da’ trastulli
Prendi riposo; e forse ti rituembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch’io speri,
Ai pensier ti ricorro.


Fra quelli Appunti dai quali ho tratto le notizie delle fanciulle recanatesi che attiravano l’attenzione e facevano battere il cuore del giovane poeta, c’è questo: «Detti della mia donna, quella vera, circa la povertà della famiglia ond’era uscita, e le sue malattie, e la famiglia ov’era, ec.» Non credo che sul debole fondamento di queste parole si possa fabbricare nessuna supposizione. Se questa sconosciuta fu in qualche tempo la donna ch’ebbe nel cuore del poeta la preferenza sulle altre, ciò starebbe contro quello ch’io dissi in questo stesso capitolo, ch’egli cioè non si innamorò mai di donne del popolo. Comunque sia, di questo amore, se veramente esistè, non ne sappiamo niente.

Ad un’altra sconosciuta, pure popolana, è indirizzata una poesia, di cui esiste questo abbozzo nelle carte napoletane:


Ad una fanciulla.


«Deh non sii tanto di tua faccia avara, o fanciulla mia ec, passo e ripasso avanti la porta della tua casa ove solevi stare e non ti trovo mai ec, oh perchè? Certo non sai che io ti desidero ec, tu sei ancora innocente oh cara ec, lo sarai sempre? ahi

  1. Vedi Lettere scritte a Giacomo Leopardi dai suoi parenti; Firenze, Le Mounier, 1878, pag. 191.