Pagina:Chiarini - Vita di Giacomo Leopardi.djvu/127


i primi amori 99

e le passioni; ma non voglio più farne, perchè non si sa quando io mi risolverei di finire, e ormai poco potendo dire di nuovo, mi pare ch’io perderei il tempo.» Il Diario fu poi finito il 23 dicembre. In fine di esso è questa nota: « Non avendo per l’addietro fatto parola né dato indizio della mia passione a chicchessia, la manifestai a mio fratello Carlo, fattigli leggere i versi e queste carte, ai 29 di decembre, durandomi nell’animo, come ancora mi durano oggi, 2 di gennaio 1818, le vestigia evidentissime degli affetti passati, ai quali non manca per ridar su altro che l’occasione.»1



Se il Diario non fosse lì ad attestare che i versi furono composti fra la notte della domenica in cui la Cassi partì e la mattina del martedì successivo, a leggerli ci sarebbe da dubitarne. Essi, come è noto, cominciano:

Tornami a mente il dì che la battaglia
D’amor sentii la prima volta e dissi:
Oimè, se questo è amor, com’ei travaglia.

Questi versi paiono a prima vista il principio d’una poesia composta, non già nel caldo dell’amore, ma a qualche distanza dal tempo in cui quello era entrato nel cuore del poeta. Egli è che l’amatore è un letterato, un poeta, il quale ha letto fra i lirici il solo Petrarca; e gli pare, dovendo scrivere cose liriche, di non poterle scrivere in altro stile, che simile a quello del Petrarca.2 La mattina si era provato, e non era riuscito. La notte, fra le sue reminiscenze,

  1. Diario citato.
  2. Vedi Pensieri di varia filosofia ec., IV, pag.95.