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i primi amori | 97 |
me e me perchè fossi scontento, non lo sapea trovare.... ad ogni modo io mi sentiva il cuore molto molle e tenero, e alla cena osservando gli atti e i discorsi della signora, mi piacquero assai, e mi ammollirono sempre più.»1 Nell’uscire da cena capì che la signora sarebbe partita l’indomani, nè l’avrebbe più riveduta. Andato a letto, vegliò sino al tardissimo, e addormentatosi sognò sempre, come un febbricitante, le carte, il gioco, la signora. Svegliatosi avanti giorno.... sentendo prima passare i cavalli, poi arrivar la carrozza, poi andar gente su e giù.... si accorse che i forestieri si preparavano al partire, ed aspettò un buon pezzo coll’orecchio avidissimamente teso, credendo a ogni momento che discendesse la signora, per sentirne la voce l’ultima volta; e la sentì. Né gli dispiacque la partenza, perchè prevedeva che avrebbe dovuto passare una trista giornata, se i forestieri si fossero trattenuti.
I sentimenti destati nel suo cuore dalla visita della bella parente erano in sostanza inquietudine indistinta, scontento, malinconia, qualche dolcezza, molto affetto, e desiderio non sapeva di che, nè anche fra le cose possibili vedeva niente che lo potesse appagare. Occupato continuamente dal pensiero di lei, non poteva fissare lo sguardo nel viso, sia deforme o sia bello di chicchessia, sfuggiva di sentir parlare, disprezzava molte cose da lui prima non disprezzate, anche lo studio, al quale avea chiusissimo l’intelletto, e quasi anche, benché non del tutto, la gloria. Ed era svogliatissimo al cibo, la qual cosa non gli era mai accaduta né anche nelle maggiori angosce. Dopo questa analisi di sé e del suo cuore soggiunge: «Se questo è amore, che io non so, questa è la prima volta che io lo provo in età da farci sopra qualche considerazione; ed eccomi di diciannove anni e mezzo, inna-
- ↑ Diario citato.