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i primi amori 89


Una bellezza giunonia, di ventisei anni, con un marito di oltre a cinquanta, grosso e pacifico, era naturale che avesse degli adoratori, e ne trovasse ovunque andava; ma era anche naturale non le passasse neppure per la testa che uno di questi potesse essere il pretino di casa Leopardi, pieno di dottrina, ma scriatello, sottilissimo e gobbo. Invece il giovine chierico s’innamorò furiosamente della signora, tanto furiosamente che un giorno, preso da un accesso di disperazione o di pazzia, picchiò violentemente la testa nel muro, a rischio di spaccarsela. Naturalmente la signora non ne seppe niente; come non si accorse (è probabile) dell’amore del poeta, perchè questo amore, in presenza di lei, non uscì mai dai limiti di una muta e fredda contemplazione.

La signora era andata a Recanati per mettere a educazione in un convento di quella città una sua figlioletta, per nome Vittorina. Il giorno che madre e figlia andarono al convento, accompagnate dalla contessa Adelaide, si unirono alle signore anche Giacomo e Carlo; e mentre quelle stavano per entrare nel parlatorio, Giacomo, rimasto indietro col fratello nel corridoio, si lasciò andare a quell’atto pazzesco di battere la testa nel muro.1

Chi fosse curioso di maggiori particolari intorno alla Cassi e alla famiglia di lei, può trovarli nello scritto di Giovanni Mestica sugli amori del nostro. Io parlando di questo suo primo amore, come egli stesso lo chiamò, prenderò per guida il Diario ch’egli ne scrisse, e mi servirò quanto posso delle proprie parole di lui.

Ecco il ritratto ch’egli fa della signora.

«Alta e membruta quanto nessuna donna ch’io m’abbia veduta mai, di volto però tutt’altro che

  1. Vedi Mestica, Studi leopardiani; Firenze, Le Monnier, 1901, pag. 64.