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avevano portato apposta, per fargli cucinare, all’occorrenza, un buon pollo lesso con la gelatina, e una torta di farina e di galanga33. Costui era un famoso bevitore di birra, e un bicchiere di quella di Londra lo sapeva giudicare senza sbagliare. Era molto bravo per cuocere l’arrosto allo spiede e sulla gratella, per il bollito, pel fritto, per fare brodi di carne battuta, e per la torta al forno. Peccato però, pensavo, che avesse il cancro ad una gamba: cucinava cosí bene il cappone in galantina34!

C’era anche un marinaro, che veniva dal lontano Occidente, ed era, per quello che potei capire, di Dartmouth. Cavalcava, alla meglio, un ronzino preso a nolo, e indossava una veste grossolana, che gli arrivava giú fino al ginocchio. A tracolla, appesa a un cordone, portava una daga; i cocenti calori dell’estate gli avevano abbronzato il viso. In fondo era davvero un buon diavolo, sebbene nel suo viaggio a Bordeaux, mentre il mercante se la dormiva tranquillamente sulla nave, spillasse ogni tanto, dalla botte, qualche bicchiere di vino,