Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/88


prologo. 15

non era davvero una compagnia che gli facesse onore, e potesse giovargli; perciò era meglio accompagnarsi con chi aveva soldi, e grazia di Dio da vendere. Quando sapeva che c’era da beccare qualche cosa, correva subito, tutto gentilezza, e pronto a rendere qualunque servizio. Non c’era al mondo un uomo che avesse le sue virtú: in tutta la confraternita non era possibile trovare un altro frate piú bravo di lui per domandare l’elemosina20. Poichè anche se andava da una povera vedova, che non avesse da dargli, per modo di dire, un paio di scarpe rotte21, qualche cosina, prima di andar via, buscava sempre; con tanta dolcezza sapeva dire il suo: In principio. Era, poi, cosí accorto nel comprare e rivendere, che rimediava più col suo piccolo commercio che con la tonaca. Quando una cosa non andava a modo suo, abbaiava come un cane cucciolo; perciò quando c’era da comporre qualche questione poteva prestare un valido aiuto. Non credete che avesse l’aria di uno di quei poveri diavoli, che vanno in giro con una tonaca frusta