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prologo. 13

grasso, era il migliore arrosto del mondo. Cavalcava un palafreno scuro come una bacca di cipresso.

C’era anche un cercatore, un fratacchiotto svelto e d’umore allegro, il quale viveva d’elemosina: l’avresti detto un sant’uomo. In tutti e quattro gli ordini di quei frati non c’era un altro che sapesse scherzare e chiacchierare come lui. Piú di una volta aveva combinato, a spese sue, il matrimonio di qualche bella ragazza. Tra i frati del suo ordine era un pezzo grosso. Ben veduto da tutti, bazzicava dappertutto, ed era accolto famigliarmente dai signorotti di campagna, non solo, ma anche dalle signore piú cospicue della città: perchè, com’egli stesso diceva, avendo la licenza del suo ordine, egli poteva confessare meglio di un curato. Ascoltava con molto amore la confessione, ed era molto indulgente nel dare l’assoluzione. Quando sapeva che c’era da buscare qualche cosa andava molto adagio con la penitenza: chi era pronto a fare un po’ di elemosina a un povero ordine di frati, non poteva avere macchia nella co-