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prologo. | 11 |
il rumore dei sonagli ben distinto; e qualche volta suonavano forte come la campana della cappella nella quale egli aveva la sua dimora religiosa.
Il buon monaco amava il progresso: la regola di S. Marco e di S. Benedetto, un po’ troppo rigorosa, a dire il vero, era roba vecchia; meglio, quindi, lasciarla stare, e seguire le pratiche del mondo nuovo. Del testo il quale dice: che chi va a caccia non può essere un sant’uomo, e che un monaco senza regola13 è un pesce fuor d’acqua, cioè un monaco senza monastero, non gliene importava proprio un’acca14. Un testo che dice queste cose, secondo lui, non valeva un soldo15.
E, badate, non la pensava mica male: perché rinchiudersi in un chiostro a logorarsi il cervello con lo studio, sempre col naso sul libro? O perché, come vorrebbe S. Agostino, fare i calli alle mani lavorando dalla mattina alla sera? Se tutti dovessero fare cosí, dove anderebbe a finire il mondo? Lasciamo pure a S. Agostino, se gli preme, il diritto di lavorare. Però