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prologo. 7

meravigliosa, e fortissimo. Una volta era stato in Fiandra, in Artois e in Piccardia, facendo parte di una spedizione militare, e si era portato valorosamente, sebbene così giovane, con la speranza di entrare in grazia alla sua bella.

Era di una carnagione così fina, che il suo viso si sarebbe potuto paragonare a un prato coperto di fiori, bianchi e rossi. Cantava, o suonava il flauto, tutto il giorno; aveva, in somma, tutta la freschezza giovanile del mese di Maggio. Portava una tunica corta con maniche lunghe e larghe; stava molto bene a cavallo, ed era un bel cavaliere. Componeva canzoni, era buon parlatore, valente giostratore, bravo ballerino, e sapeva dipingere e scrivere assai bene. La notte, per fare all’amore, dormiva meno di un rosignolo.

Aveva modi molto cortesi, ed era modesto, e pronto a prestarsi in qualunque cosa: a tavola col padre era lui che tagliava e faceva da scalco.

Dei servitori, il nostro cavaliere non aveva portato con sè che un valletto, il