per guastare, o meglio falsare, il gusto letterario della incolta età del Chaucer. Il quale, dotato di quell’intelletto d’arte che come un improvviso sprazzo di vivida luce illuminò la buia notte della sua patria, fu naturalmente spinto a deridere una forma di poesia cosí vacua e convenzionale. Voler fare per questo del Chaucer un precursore del Cervantes, come ad alcuno piacque, sarebbe, senza dubbio, una esagerazione non giustificabile: ma prendere sul serio le avventure di Ser Thopas, e negare la satira e la parodia, sarebbe errore gravissimo e un voler disconoscere al Chaucer una delle piú spiccate qualità del suo ingegno. Il poeta non intende di screditare la cavalleria, e la poesia cavalleresca in generale: anzi egli stesso dimostra una speciale predilezione per il racconto romanzesco, e si compiace di avventure cavalleresche, come nella Novella del Cavaliere e nella bellissima e fantastica storia di Cambuscan, re di Tartaria, raccontata dallo Scudiero. Egli mette in ridicolo una forma speciale e determinata di poesia, caduta nelle mani del popolo e