certi dettagli, si trovano, inoltre, fra la Novella del Mercante (The Marchaundes Tale) e
quella di Lidia e Nicostrato (Decam. VII. 9), e fra la Novella del Mugnaio (The Milleres Tale) e la storia di Frate Puccio (Decam. III. 4 ). Senza entrare in particolari e senza fare qui dei raffronti che sarebbero fuori di luogo, notiamo solamente che le somiglianze fra racconto e racconto nelle novelle che abbiamo citate, non sono tali da potere provare materialmente che il Chaucer conosceva il Decamerone. In mezzo alle numerose e sostanziali variazioni di uno stesso tema, che la tradizione orale ha modificato in mille modi, non è possibile rintracciare l’originale e designare la fonte. Né si può certo chiedere ad un raffronto fra il Decamerone e le Canterbury Tales la prova che il Chaucer abbia avuto conoscenza dell’opera maggiore del Boccaccio. Anzi se si voglia tener conto del fatto, che delle altre opere del Boccaccio a lui senza dubbio note, come la Teseide, il Filostrato, De casibus virorum et faeminarum, De claris mulieribus, e il De Genealogia Deorum, egli