abbia avuto, o no, fra mano il testo latino della traduzione del Petrarca. Comunque sia,
basta un diligente confronto di questo testo con quello del Chaucer, per convincersi che l’autore della novella del Chierico di Oxford ha indubbiamente avuto sotto gli occhi la traduzione latina del Petrarca. Certe espressioni, certi movimenti e atteggiamenti del pensiero, certi minuti particolari che poca o nessuna relazione hanno con la narrazione generale del fatto, non possono essere rimasti così impressi al Chaucer, che egli abbia potuto ripeterli, nella sua novella, quasi con le stesse parole del testo latino. L’Hertzberg ritiene che l’asserzione del Chierico di Oxford nel prologo non implichi altro che il semplice fatto, che il Chaucer ha attinto alla traduzione del Petrarca. Le parole del Chierico, secondo lui, non bastano per affermare che il poeta abbia realmente conosciuto a Padova il cantore di Laura, e proprio dalla sua voce abbia appreso la storia di Griselda. Certo non vi sarebbe nulla di strano e di inverosimile ad ammettere che il Chaucer trovandosi verso la fine del 1372 in