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298 | novella |
a portar via di là tutto quell’oro. Sistemate per bene le tre bottiglie, lo sciagurato furfante tornò dai suoi amici.
Ma perché farla ancora più lunga? I due che erano rimasti a guardare il tesoro ed avevano deciso la morte del compagno, lo uccisero senz’altro; e poiché l’ebbero morto uno di loro disse: “Ora mettiamoci a sedere e beviamo allegramente, poi penseremo a seppellire il cadavere.„ E presa per caso una delle due bottiglie di vino col veleno, trincò e fece trincare anche all’altro, e poco dopo morirono tutti e due avvelenati.
Sbaglierò, ma io credo fermamente che Avicenna in nessuna parte del suo “Canone„ abbia mai descritto sintomi di avvelenamento piú tremendi di quelli che ebbero quei disgraziati prima di morire. Così, dunque, morirono i due omicidi e il traditore che voleva avvelenarli.
O scelleraggine delle scelleraggini! O traditori omicidi! O malvagità umana! O avidità dell’oro, libidine del piacere, vizio del giuoco! O tu che offendi Dio con orribili bestemmie e prepotente orgoglio! O uomini