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del mercante d’indulgenze | 279 |
grano, anche dal piú povero servo, e dalla vedova più miserabile di tutto il villaggio. Né debbo sapere se i suoi figliuoli muoiono dalla fame. Dovunque vado voglio trovare del buon vino, e una donnetta che mi tenga allegro.
Ma veniamo alla conclusione, signori miei. Voi desiderate che vi racconti una novella? Ebbene, ora che ho mandato giù un bel bicchiere di birra, di quella forte, spero di raccontarvi un fatto, per Dio, che vi piacerà di certo. Appunto perchè io sono un uomo pieno di vizî, voglio raccontarvi una storia molto morale, che di solito ficco in tutte le mie prediche per fare piú effetto. Ed ora state zitti, che comincio. Una volta c’era nelle Fiandre una combriccola di giovinastri i quali passavano la vita in una continua baldoria, dandosi al gioco e alla crapula, e frequentando il bordello e la taverna, dove stavano dalla mattina alla sera a ballare al suono di arpe e di liuti, o a giocare ai dadi, o a gozzovigliare e a bere senza vedere mai il fondo. E in questo modo, abbandonati ad un turpe