Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
248 | novella |
per cosí lungo tempo in tanto onore e in tanta nobiltà, mentre io ne ero indegna, ringrazio Dio e voi, pregando che siate ricompensato. E senz’altro me ne ritorno, volentieri, a casa di mio padre, per rimanere con lui finché vivrò.
Là ho vissuto bambina, e sono cresciuta; e là finirò, vedova e senza altri affetti, la mia vita. Poiché dal momento che ho dato a voi la mia gioventú, e sono la vostra legittima moglie, Dio mi guarderà bene dal prendere un altro marito.
Il Signore possa concedervi fortuna e prosperità con la vostra nuova moglie, alla quale io cedo, di buon animo, il mio posto, dove sono stata sempre felicissima. Giacché vi piace che la mia felicità sia finita, e che io me ne vada, me ne andrò quando vorrete.
In quanto alla concessione che mi fate, di lasciarmi andar via con la dote che vi ho portato, capisco bene che voi intendete parlare dei miei poveri panni, che non erano niente di bello davvero: ma non ostante ben difficilmente io potrei ora ritrovarli.