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novella 241


Il solito omaccio si presentò a Griselda, e nello stesso modo col quale le aveva portato via la figliuola (e piú crudelmente, se fosse stato possibile) le prese anche il bellissimo fanciullo. Sempre con la stessa pazienza, e senza scomporsi, essa lo lasciò fare, baciando il suo bambino, e benedicendolo.

E come aveva fatto la prima volta, pregò costui se nulla glie lo vietasse, di voler dare sepoltura alle tenere membra del suo piccino, che erano così graziose, affinché non rimanessero preda di qualche uccellaccio, o di qualche brutto animale. Ma anche questa volta rimase senza risposta: ché quegli di niente curandosi, e secondo gli ordini ricevuti, prese il bambino e lo portò, con ogni cura, a Bologna.

Il marchese sempre più ammirava la pazienza di Griselda; e se non fosse stato piú che sicuro, che essa voleva un gran bene ai suoi figliuoli, avrebbe creduto che fosse in lei, non fermezza d’animo, ma astuzia, malizia, e cattivo cuore.

Ma invece egli sapeva bene che Gri-