Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/290


del chierico di oxford. 217


La rispettosa preghiera e il loro umile aspetto mosse a compassione il marchese.

“Miei cari, egli disse, voi mi costringete a fare una cosa alla quale non avrei mai pensato. Io ho goduto fino ad ora una libertà che ben di rado si trova nel matrimonio; debbo farmi schiavo mentre prima ero libero.

Tuttavia io vedo la sincerità del vostro consiglio, ed ho fiducia (e sempre l’ho avuta) nella prudenza vostra: cosicché di mia spontanea volontà acconsento ad ammogliarmi, piú presto che sarà possibile. Ma in quanto alla profferta che oggi stesso mi fate di scegliermi la moglie, ve ne dispenso, e pregovi di non darvene pena.

Poiché Dio sa quante volte i figli crescono indegni del padre loro; la bontà è un dono di Dio; e non si eredita da chi ci ha generato e messo al mondo: io ho fiducia nella bontà di Dio, e perciò a lui affido il mio matrimonio, il mio stato, e tutto il resto; sia fatta la sua volontà.

Lasciatemi libero nella scelta della moglie; io solo voglio averne la responsabilità: voi invece, vi prego, assicuratemi, e giura-