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xviii | prefazione. |
quando si pensi che non sarebbe questo il solo. Un altro errore del genere, assai curioso è, per esempio, il pernicibus alis di Virgilio, nella descrizione della Fama (En. IV, 180), tradotto: con: ali di pernice. Se quella del prof. Latham è la vera spiegazione, o almeno la piú probabile, è lecito concludere che spesso le citazioni del Chaucer sono fatte in mala fede, e forse con lo scopo di nascondere, molto ingenuamente, la verità. E basterebbe, se io non erro, a giustificare questa conclusione che spiegherebbe tutto, la citazione di Stazio alla quale io accenno nella nota 23 della Novella del Cavaliere. Né si può opporre il fatto che Dante, il Petrarca, ed altri scrittori, sono sempre citati a dovere: poiché, tenuto conto di quanto il Chaucer deve nelle sue opere al Boccaccio, si potrebbe rispondere che in questo caso il poeta delle Canterbury Tales fa come certi scrupolosi debitori, i quali pagano i debiti piccoli, e poi si dimenticano di quelli più grossi. Ma torniamo alla novella del Cavaliere.
Del lunghissimo poema del Boccaccio il