Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
196 | novella del giureconsulto. |
il quale apprese, per mezzo di lettere dalla Siria, la strage del popolo cristiano, e l’obbrobrio fatto a sua figlia da una vile traditrice, voglio dire la maledetta infame Sultana, che alla festa aveva fatto uccidere tutti i cristiani fino ad uno.
Per questo fatto, dunque, l’Imperatore mandò subito uno dei suoi senatori con un seguito regale, e molti altri signori (Dio sa quanti) in Siria, a fare vendetta: e costoro infatti bruciarono, uccisero, e torturarono per quindici giorni di seguito il popolo di Siria e quindi, per non farla tanto lunga, si prepararono a tornare a Roma.
Mentre il senatore, ritornava vittorioso a Roma, veleggiando con gran pompa, s’imbatté nella nave, che scorreva pel mare, come già sapete, e nella quale stava tutta afflitta la povera Costanza. Egli ignorava chi essa fosse, e per quale ragione si trovasse in quello stato. E Costanza non volle dire nulla, a costo di morire.
Egli però la portò a Roma, e la consegnò col piccolo bambino alla moglie, con la quale ella visse per qualche tempo.