Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
novella del giureconsulto. | 181 |
re, come l’agnello che è condotto alla morte. Il cavaliere mentitore che aveva commesso il delitto l’accusava dicendo che lei sola, manifestamente, aveva assassinato Ermenegilda! Ma nonostante, sorse un grande mormorio fra il popolo, e tutti dicevano che non potevano immaginarsi come Costanza avesse potuto commettere una sí grande malvagità. Poiché l’avevano sempre veduta virtuosa, e affezionata a Ermenegilda quanto alla propria vita: e di ciò tutti facevano testimonianza, eccetto colui che aveva ucciso Ermenegilda col suo coltello. Questo gentile re tenne molto conto di queste deposizioni, e pensò di studiare a fondo la cosa, per riuscire a scoprire la verità.
Ahi! povera Costanza, tu non hai un campione, e non puoi combattere da te! Ma Colui che morí per la nostra redenzione, e vinse Satana, Colui che porta pace dovunque con la sua presenza, sia oggi il tuo forte campione. Poichè se Cristo non fa, per te, un miracolo, tu, senza colpa alcuna, sarai tosto uccisa.
Essa dunque si gettò in ginocchio e disse: