Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/253

180 novella del giureconsulto.

notte, entrò nella camera dove dormivano Ermenegilda e Costanza.

Stanca per aver a lungo vegliato nelle sue orazioni, Costanza riposava tranquillamente, ed Ermenegilda lo stesso. Il cavaliere allora, tentato da Satana, si avvicinò piano piano al letto, e in un momento tagliò la gola ad Ermenegilda; e lasciato il coltello insanguinato vicino a Costanza, fuggí via, che Dio gli dia del male!

Poco dopo ritornò il Castellano insieme con Alla re di questa terra, e trovata sua moglie così barbaramente uccisa, cominciò a piangere e a torcersi le mani dalla disperazione. Quando ad un tratto, ahimé, vide vicino a Costanza il coltello sanguinoso! Che cosa poteva dire la disgraziata? Dal gran dolore svenne.

Il triste fatto fu subito riferito ad Alla. Il quale udito quando e come la povera Costanza era stata trovata nel bastimento, ebbe un senso di compassione, per una creatura cosí buona, caduta in tanto dolore e tanta sventura.

Poichè quell’innocente andò davanti al