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II

l nostro oste si accorse che lo splendido sole aveva già compiuto la quarta parte, piú mezz’ora buona, del suo corso giornaliero; e per quanto non avesse, in fondo, una grande dottrina, sapeva però che quello era il ventottesimo giorno di Aprile, cioé il messaggiero di Maggio. Egli osservò che l’ombra degli alberi, in terra, aveva la stessa lunghezza del fusto dell’albero che la proiettava, e da questo fatto calcolò che Febo, il quale riluceva in quel momento in tutto il suo splendore, era salito per quarantacinque gradi. Il che significava, in conclusione, che, dato quel giorno e quella latitudine, allora erano le