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prefazione. | xiii |
Canterbury Tales è una delle creazioni più perfette del Chaucer, e forse fu la parte da lui scritta per ultima di tutto il suo libro di novelle. Per la sua ingenua schiettezza, per la sua simpatica e piacevole semplicità, che ne fanno una delle piú pregevoli cose dell’antica poesia inglese, esso resterà sempre, nel suo genere, un modello non facilmente imitabile. Che figure scialbe e senza vita sono quelle sette persone cosí accademicamente riunite in un albergo a raccontare novelle, nelle “Tales of a Wayside Inn„ con cui il gentile poeta di Evangelina1, volle imitare i pellegrini di Canterbury!
La lunga storia che il compito cavaliere racconta per il primo ai suoi compagni di viaggio, non offre il destro ai cacciatori
- ↑ Longfellow, Poetical Works, London, G. Routledge and Sons. pag. 288. Noto qui, per incidenza, che fra gli altri personaggi seduti accanto al fuoco a raccontar novelle, vi è uno studente, una poco originale imitazione del Chierico di Oxford, il quale racconta la storia del Falcone di Ser Federigo, del Decamerone (Gior. V. Nov. 9). Intorno alle fonti di queste novelle vedi Varnhagen, Longfellow’s Tales of a Wayside Inn, und ihre Quellen. Cfr. Anglia, VII, 1884