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138 novella del cavaliere.

rone di molti fiori, con la mirra e l’incenso dal dolce profumo. Non starò a raccontare come Arcita fu deposto in mezzo a tutta questa roba, né a fare il conto di tutte le ricchezze che erano attorno il suo corpo; né come Emilia dando fuoco al rogo secondo l’uso di quei tempi, venne meno dalla commozione, né ciò che disse o desiderò in quel momento, né quali gioie furono gettate nel fuoco allorché si levarono le fiamme divampando, né come dei presenti chi gettava nel fuoco lo scudo, chi la lancia, chi parte dell’armatura, o coppe piene di vino, di latte, di sangue, che bruciavano subito come fossero di legno. Non vi dirò come i Greci in lunghissimo corteo cavalcarono per tre volte attorno alle fiamme, incominciando da sinistra, con grida altissime e squassando per tre volte la lancia; né come per tre volte le donne si abbandonarono ai lamenti, né come Emilia fu ricondotta a casa ed Arcita, divenuto un mucchio di cenere fredda, fu vegliato dai Greci che passarono la notte in mezzo ad ogni genere di giuochi. Non starò a dirvi quali furono questi giuochi fatti durante la