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134 | novella del cavaliere. |
riuscí a consolarlo, pratico come era delle eterne vicissitudini di questo mondo. Avendo veduto, nella sua vita, alternarsi senza posa la gioia e il dolore, il dolore e la felicità, con questo esempio dette al figlio una immagine di ciò che è il mondo, per vedere di consolarlo.
“Come non morí mai uomo, prese egli a dire, il quale un giorno non avesse vissuto, in qualche modo, su questa terra, cosí non visse mai uomo, il quale non sia morto. Il mondo non è che una stazione di passaggio piena di dolori, e noi siamo dei poveri pellegrini che giriamo di qua e di lá aspettando la morte che è la fine dei nostri guai„.
Queste e molte altre cose disse il vecchio, esortando tutti alla rassegnazione.
Teseo cercò, con ogni cura, il luogo piú degno e conveniente, dove seppellire il buon Arcita. E volle, finalmente, che in quello stesso bosco placido e verde, nel quale Arcita e Palemone avevano combattuto per amore, dove Arcita aveva sofferto, per amore, tanti affanni, tanti e sì cocenti ardori, si in-