Pagina:Chiarini - Dalle novelle di Canterbury, 1897.djvu/206


novella del cavaliere. 133

chito sul letto: Marte accompagni l’anima sua, ché io ritorno ad Emilia.

Palemone singhiozzava, Emilia era disperata, e Teseo dovette sostenerla, svenuta, fra le braccia, e strapparla via dal cadavere di Arcita. Ma è inutile che io stia a perdere il tempo per dirvi che la disgraziata non faceva che piangere dalla mattina alla sera. Le donne quando il marito se ne è andato all’altro mondo, chi piú chi meno, si disperano tutte a questo modo; altrimenti fanno una malattia tale che finiscono per andarsene anche loro.

Le lacrime e i lamenti dei vecchi e dei giovani, per la morte di questo Tebano, furono infiniti per la città, poiché tutti lo piangevano. Non fu versato sí largo pianto neppure quando il cadavere di Ettore fu portato a Troia. Le donne graffiandosi il volto e strappandosi i capelli, gridavano pietosamente: “Perché sei morto, tu che avevi conquistato tante ricchezze e la tua Emilia?„

Teseo non sapeva darsi pace di questa disgrazia, e solo il vecchio padre Egeo