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132 | novella del cavaliere. |
questo che io dico di lui, il quale è tuo servitore, e lo sarà per tutta la vita. Perciò se un giorno tu dovrai riprendere marito, non dimenticare Palemone il gentile cavaliere„.
Detto questo la parola gli cominciò a mancare, e il freddo della morte che già gli era addosso, lo avvolse tutto dai piedi fino al petto. Anche alle braccia venne meno la forza, e la vita a poco a poco scomparve. L’intelletto che era rimasto sempre lucido, si offuscò solo quando anche il cuore addolorato sentí la morte: allora gli si velarono gli occhi, e gli mancò il respiro. In quell’istante volgendo un ultimo sguardo alla sua donna, disse queste ultime parole: “Pietà di me, Emilia„. E l’anima sua cambiò di casa. Dove andasse precisamente non ve lo saprei dire, perché andò in un luogo dove io non sono stato mai; e poichè non sono un indovino e non mi in tendo del viaggio delle anime, non aggiungo una parola di piú, non avendo l’intenzione di riferire l’opinione di coloro che ne sanno qualche cosa. Il fatto è che Arcita è stec-