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128 | novella del cavaliere. |
Intanto il duca Teseo se ne ritornava con tutto il suo seguito a casa, attraversando con gran festa e gran pompa tutta la città. Nonostante la disgrazia accaduta, egli volle che tutti stessero allegri, molto più che i medici dicevano che Arcita non correva pericolo e presto sarebbe guarito. E ciò che accresceva la gioia generale, era il fatto che di quanti avevano preso parte al torneo, nessuno era morto, sebbene fossero tutti conciati in malo modo, uno specialmente, al quale una lancia aveva forato lo sterno. Ognuno aveva i suoi rimedi e i suoi incantesimi per curarsi le ferite, e rimettere al posto le braccia rotte; e pur di salvare la pelle ricorrevano ad ogni sorta di medicine, e d’erbe, e bevevano perfino l’acqua di salvia. Il nostro nobile duca confortava tutti e a tutti faceva onore, e dava ai cavalieri che avevano preso parte al torneo trattenimenti notturni, come a lui si conveniva, poiché trattandosi di una giostra non c’era ragione che i vinti si affliggessero. D’altronde non era mica una sconfitta: il cascare da cavallo è una disgrazia che in un