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118 | novella del cavaliere. |
Maggio stesso colla sua leggiadria rallegrò cosí vivamente l’animo di tutti, che la Domenica passò in giostre e danze e fu dedicata agli alti onori di Venere. La notte però tutti andarono a letto, perché la mattina si dovevano alzare presto per andare ad assistere al combattimento. L’indomani allo spuntare del giorno dappertutto, nei vicini alberghi, era uno strepito di cavalli e d’armi; e numerose schiere di cavalieri su i loro destrieri e i loro palafreni se ne andarono al palazzo di Teseo.
Si vedevano armature d’ogni sorta, belle e riccamente lavorate in oro e in acciaio con fregi, scudi luccicanti al sole, elmi e bardature, elmetti lavorati in oro, loriche e cotte d’armi. Si vedevano cavalieri in splendidi costumi, col loro seguito e i loro scudieri, dei quali chi rinforzava le lance con dei chiodi, chi metteva le fibbie agli elmi, chi era intento a lucidare gli scudi e ad adattarvi le corregge. Insomma dovunque c’era da fare qualche cosa, nessuno stava con le mani in mano. Vedevi qua e là destrieri con la schiuma alla bocca che rodevano il