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108 | novella del cavaliere. |
su nel cielo, che se tu vorrai, potrò avere, finalmente, l’amor mio. Io adorerò sempre il tuo tempio, ed ogni volta che monterò a cavallo o uscirò a passeggiare, ti farò i debiti sacrifici ed accenderò il fuoco in tuo onore.
Chè se tu non vorrai aiutarmi, o mia dolce signora, ti prego allora di far sí che Arcita domani mi passi il cuore con la sua lancia. Poiché una volta che io abbia perduta la vita, non mi potrà dispiacere che Arcita, rimasto vincitore, si abbia in moglie la donna. Di questo io ti prego, e quí finisce la mia preghiera: signora benedetta e cara, fa’ che io m’abbia l’amor mio„.
Dopo questa preghiera Palemone, con l’animo pieno di compunzione, fece subito i sacrifici; ma io non starò a raccontarvi tutti i particolari e tutte le pratiche ch’egli osservò. Dirò solamente che, finito il sacrificio, la statua di Venere fece un segno dal quale Palemone si accorse che la sua preghiera era stata, quel giorno, accolta con favore. Il segno della Dea significava, veramente, che doveva aspettare: ma egli capí