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76 | novella del cavaliere. |
trepidante si rifugia, in fretta, in una selva lì vicina. La sua intenzione era di restare là nascosto tutto il giorno, per prendere, giunta la notte, la via di Tebe, dove poi pregherebbe i suoi amici di aiutarlo a guerreggiare contro Teseo. Poiché egli voleva, oramai, una di queste due cose: o perdere la vita, o sposare Emilia; questo si era proposto, e voleva riuscirvi.
Torniamo ora ad Arcita, il quale in mezzo a tanta felicità non sognava neppure che gli fossero così vicini, un’altra volta, gli antichi affanni; finché la sua mala ventura gli ci fece battere proprio il naso5. L’allodola gaia, messaggera del giorno, saluta col canto i grigi albori mattutini; e Febo fiammeggiando levasi con tale splendore di luce, che tutto l’oriente ne ride, e nel fogliame del bosco vaporano sotto i suoi tepidi raggi le pendule gocce d’argento. Arcita intanto, il primo scudiero della corte di Teseo, si era alzato e contemplava il giorno sereno; quindi per fare onore a Maggio, con l’anima riboccante d’amore, se ne andò sul suo focoso destriero a diporto pei campi, qualche miglio