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novella del cavaliere. 73

sciuto in Atene, e poter vedere, cosí, ogni giorno da vicino la sua Emilia. Detto fatto: si tolse gli abiti, e si vestì come un povero operaio. Quindi accompagnato solamente da un suo scudiere (al quale aveva confidato tutto), vestito anche lui poveramente, prese la prima strada che menava ad Atene. Giunto là, un giorno andò al palazzo di corte, e si mise sulla porta, offrendosi a questo e a quello, se avesse bisogno di un uomo di fatica per qualunque servizio. E per non farla tanto lunga, gli riuscí di farsi prendere come aiuto da un cameriere addetto alla persona di Emilia. Naturalmente Arcita, accorto com’era, aveva subito saputo, appena tornato in Atene, quale era la servitú di lei. Tagliava le legna per il fuoco e portava i suoi viaggi d’acqua senza nessuna fatica: era giovane e robusto, ed aveva forza e spalle abbastanza buone, per reggere a qualunque servizio gli venisse comandato.

Erano appena due anni che egli, sotto il falso nome di Filostrato,4 serviva in tal modo la sua bella Emilia; e già tutti gli si