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58 | novella del cavaliere. |
dino verdeggiante di rami, dove la bella e giovane Emilia passeggiava per diletto.
Il povero prigioniero andava su e giú per la stanza tutto addolorato, e lamentandosi con se stesso della sua disgrazia diceva ogni tanto ma perchè sono venuto al mondo?
Ora il caso fece che egli attraverso le fitte e grosse sbarre di una finestra gettasse gli occhi sopra Emilia, e ferito al cuore, dalla sua bellezza si traesse indietro mandando un grido.
Dal quale scosso improvvisamente Arcita disse a Palemone: “Cugino mio, che cosa hai? Perchè sei pallido come la morte? Perchè hai gridato cosí? Chi è che ti ha fatto del male? Se è la prigionia che ti fa soffrire in questo modo, sopportala con rassegnazione, per l’amore di Dio, poichè non c’è rimedio. Il destino ci ha riserbato questa sventura: certo deve essere stato un maligno influsso di Saturno o di qualche costellazione. Invano abbiamo cercato di scongiurare il pericolo: il cielo era disposto cosí fin dal giorno della nostra nascita; bisogna rassegnarsi, non c’è questione.„