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56 | novella del cavaliere. |
figliuoli di due sorelle. Allora gli stessi soldati li trassero fuori dal mucchio dei morti, e li portarono, con molta cura, alla tenda di Teseo, il quale non volle sapere di riscatto, e li fece subito condurre in Atene, perchè fossero rinchiusi per sempre in prigione. Ciò fatto Teseo si mise a cavallo, e se ne ritornò col suo esercito in Atene, incoronato di alloro come un conquistatore, e là finí felice e contento i suoi giorni. Ma senza farla tanto lunga torniamo a Palemone e Arcita, i quali se ne stavan chiusi in una torre nell’angoscia e nel dolore, senza speranza di poterne mai uscire, poichè sapevano bene che non c’era oro che potesse riscattarli.
Dunque, a un giorno per volta, passarono degli anni; quando una mattina di maggio Emilia, più bella in volto del giglio sul verde stelo, piú fresca del maggio stesso con tutti i suoi novelli fiori (poiché il suo colore gareggiava con quello della rosa, e non so chi delle due fosse la più bella), una mattina, dicevo, Emilia secondo il solito si alzò e si vestì prima che fosse giorno. Mag-