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          Quivi un Merlo è prigion, che negro il manto
               De le sue piume, e tutto il becco ha giallo,
               30E togli in aria ad ogni augello il vanto;
          Ei scendea ad un’onda di cristallo,
               Et io sotto l’erbetta un laccio tesi
               33Al suo volare, e si nol tesi in fallo,
          Dal primo di, che l’infelice io presi
               Ad insegnarli faticai l’ingegno,
               36Et ha fin’hora mille modi appresi;
          Si fatto don del tuo valore in segno
               Vuò che mostri à bifolci, et aratori
               39S’hoggi de canti tuoi mi farai degno;
Log. Menalca lascia me co miei dolori;
               Hoggi le voci mie non son più quelle;
               42Ma tu soverchio la mia cetra honori;
          Hor sù non molto indulgeran le stelle;
               Ch’omai l’ombre lunghissime si fanno,
               45Andianne à la capanna, ò pecorelle;
          Tirsi, le gregge mie ben poseranno
               Fin che del chiaro Sole il mondo è privo;
               48Ma per te non mi lascia unqua l’affanno;
          Partiti Fosca da quel piè d’ulivo;
               Guata se l’ostinata hoggi m’ascolta;
               51Ve; mal per te, se costa suso arrivo;
          Menalca à rivederci un’altra volta.