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[2202-2203] | Sfarfalloni | 787 |
di ogni anacreontica; ed à procurato, per quanto è stato possibile, di spiegare la definizione e le cose più notabili dell’argomento stesso; colla legge che la prima parola di ogni composizione è la stessa del soggetto; e ciò onde il giovinetto abbia una iniziativa alla recita». Le poesie dell’Incarriga sono tutte popolari. C’è a Napoli chi le sa tutte a memoria. Eccone, per saggio, due fra le più conosciute, L’Astronomia (13) e L’Eclissi (90):
2202. Stronomia è scienza amena
Che l’uom porta a misurare
Stelle, Sol, e ’l glob’ Lunare
E a veder che vi è là su.
Quivi giunto tu scandagli
Ben le fiaccole del Mondo;
L’armonia di questo tondo
Riserbata a Dio sol’è.
2203. Eclissi è quando s’incontra
Fra il Sol la Lun sovente
O fra Lun la Ter movente
E scuror ne vien quaggiù.
Questo fatto sì innocente
Una volta fe’ timore,
Si credea che Dio in livore
Stasse colla Umanità.
Indice della fortuna delle poesie dell’Incarriga fu il pullulare degli imitatori, più o meno maliziosi. Fra costoro il più famoso è Francesco Paolo Ruggiero che fu ministro nel 1848, il quale, sotto il nome dell’Incarriga, compose delle altre anacreontiche, nella loro scempiaggine spiritosissime, che l’Incarriga non si era sognato di scrivere ma che tutti attribuirono a lui e citano come se fossero sue. Esse sono intitolate: Componimenti con i quali l’autore don Ferdinando Incarriga ha inteso dimostrare il