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774 | Chi l’ha detto? | [2177] |
bisognava compiere uno sforzo e quando invece ci si metteva a sedere; Molla Buni! si gridava alle guardie quando inseguivano un ladruncolo, quando le lavandaie caricavano sui loro carri i sacchi di biancheria. Fu un intercalare e una imprecazione, una frase sublime e sciocca, che esaltava e infastidiva, ma che bisognava ripetere ad ogni istante come per uno sfogo, come per una liberazione.
«Una canzonetta Molla Buni! apparve agli angoli delle strade accompagnata dal suono di un organetto e un’altra sul palcoscenico dell’Eden; a Molla Buni! fu dedicato un bazar e un giornale umoristico. Dinanzi al Molla Buni! scomparvero il Taja Barzagh, Sterza biscella!, lo Schiva l’Oliva e Lü el po’ andà, che per lungo tempo erano stati i motti cari al popolino ambrosiano prima dell’avvento del Ma de bon però!» ― ora tutti dimenticati e sostituiti da altri, pur essi caduti. L’ultimo cui Milano dette vita e rinomanza (e per un complesso di ragioni questi intercalari milanesi perdono il carattere locale e presto si diffondono in tutta Italia) sorse durante la guerra ed è il notissimo El va el biroeucc.
La letteratura francese mi presenta invece un verso famoso, poche altre citazioni in prosa e in poesia, due epigrammi, e poche citazioni del teatro. Il verso è questo:
2177. Qui nous délivrera des Grecs et des Romains?1
Race d’Agamémnon, qui ne finit jamais!...
È stato detto che Giacomo Offenbach, quando fu per cinque anni direttore d’orchestra al Théatre Français si annoiò così atrocemente per la interminabile e soporifica processione di eroi dell’antichità alla quale fu obbligato ad assistere, che giurò di vendicarsi: e se ne vendicò con la Belle Hélène, suo capolavoro, con l’Orphée aux Enfers....
- ↑ 2177. Chi ci libererà dei Greci e dei Romani?