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[2170-2172] Scherzi, motteggi, frasi giocose 771


Questo è il principio della famosa cicalata del Dottor Dulcamara nell’opera comica L’Elisir d’Amore, parole di Felice Romani, musica di Donizetti (a. I, sc. 5). È in special modo popolare l’ultimo verso (imitato dal francese, vedi più avanti al num. 2189); ma sono anche popolarissimi i due versi che si trovano ripetuti poco più oltre:

2170.   Comprate il mio specifico,
Per poco io ve lo do.

2171.   Lo spagnuolo non beve.

sono parole di Gennaro nel melodramma pure del Romani, Lucrezia Borgia, e anche musicato da Donizetti (a. II, sc. 5). Lo spagnuolo che non beve è Gubetta, scherano della Duchessa, il quale ha vuotato di nascosto in terra il bicchiere ove era mesciuto il veleno dei Borgia.

In queste ultime pagine del mio repertorio devono trovar luogo brevissimi cenni di un autore che è fra i più frequentemente citati, cioè Felice Romani. Nacque egli in Genova nel 1788, morì a Moneglia nel 1865; si dette prima all’insegnamento, poi alla poesia, e nel 1814 fu nominato poeta dei regi teatri del regno italico, e da quel tempo si dedicò completamente alla poesia melodrammatica, che sollevò dallo scadimento in cui giaceva, e che riformò adattandola ai mutati gusti del pubblico e ai nuovi bisogni della moderna musica. Scrisse un grandissimo numero di libretti per il Mayr, il Bellini, il Rossini, Donizetti, Mercadante, bellissimi fra tutti quelli della Straniera e della Sonnambula, ambedue per Bellini. L’ultimo specialmente è un idillio di così squisita fattura che sarà sempre tenuto come uno dei più perfetti lavori onde si è arricchito il repertorio del teatro italiano.

2172.                  ....Ultimo avanzo
D’una stirpe infelice.

È Edgardo che così parla di sè nella tragedia lirica Lucia di Lammermoor (a. III. sc. 7), parole di Salv. Cammarano, musica di Donizetti. Ma quante volte non l’abbiamo sentito dire a qualche guitto che spendeva l’ultima vedova moneta, che fosse rimasta nelle sue saccoccie!