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768 | Chi l’ha detto? | [2157-2161] |
Anche più popolari, perchè più caratteristiche, sono rimaste moltissime frasi del teatro dialettale milanese, diventato familiare a tutta Italia dopo che Edoardo Ferravilla salì con esso a meritata fama come creatore di tipi che resteranno imperituri. Di Edoardo Ferravilla dirò soltanto che nacque a Milano il 18 ottobre 1846 e vi morì il 25 ottobre 1915; chi voglia sapere qualcosa di più sull’artista e sulle sue inarrivabili creazioni comiche, legga il libro di Cletto Arrighi. Ferravilla: studio critico biografico (Milano, 1888). La più antica di queste frasi è l’
2157. Anca lu, sur Piccaluga, a Milan?1
Nella famosa commedia-vaudeville El Barchett de Boffalora di Cletto Arrighi (Carlo Righetti) testè ricordato al povero dottor Polidoro Piccaluga, ex-sindaco di Buffalora, capitato per sua disgrazia a Milano, appiccicano per burla dietro le spalle un cartello con quelle parole; egli poi fa le più alte meraviglie perchè tutti lo conoscono, ed è convinto di riportare un vero trionfo nella capitale morale d’Italia.
2158. Oh che bella festa! oh che bella festa!
ed anche:
2159. Alagria! alagria!
sono fiori letterari del componimento di Massinelli nella Class di asen, scherzo comico di Edoardo Ferravilla (sc. 9).
2160. El tegnaroo d’oeucc!2
è l’intercalare del carabiniere Ciappa-ciappa che si strugge dalla voglia di arrestare una buona volta qualcuno, nel vaudeville La statoa del sur Incioda di Ferdinando Fontana; come nella stessa produzione
2161. Anima tapina.
è l’intercalare del povero sindaco Gioachino Finocchi, «proprietario dell’Albergo Maiale Sant’Antonio.»