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[177-179] | Benignità, perdono | 47 |
Chi ha vissuto, chi ha sofferto, chi ha provato le gioie e le angoscie, le dubbiezze e le tentazioni della vita, è meglio disposto all’indulgenza:
177. Tout comprendre c’est tout pardonner.1
sentenza di profonda filosofia che è comunemente attribuita alla signora di Staël, la quale più precisamente nella Corinne scrisse: «Tout comprendre rend très-indulgent, et sentir profondément, inspire une grande bonté.» Nella quale sentenza è evidente la reminiscenza di quella:
178. Non flere, non indignari, sed intelligere.2
che è la massima direttiva della filosofia di Benedetto Spinoza e si afferma trovarsi in tale forma nel Brevis tractatus de Deo, de homine et de salute, il quale è come un’ampia introduzione all’Ethica e all’altra opera Cogitata metaphysica. Ma del Breve trattato su Dio, l’uomo e la beatitudine di Benedetto Spinoza il testo latino è perduto, e non ci resta che la versione in olandese in due manoscritti della Reale Bibl. dell’Aja, la quale è stata stampata nelle Ben. de Spinoza Opera quotquot reperta sunt. Recognoverunt J. Van Vloten et J. P. N. Land (Editio altera, tom. III, Hagae Com., Nijhoff, 1895). Di questo stesso trattato esiste una versione francese: Dieu, l’homme et la beatitude, trad. pour la première fois en français par Paul Janet. Paris, 1878. Io non vi ho trovato la sentenza citata, benché il concetto risulti in più luoghi e specialmente dal cap. VI della 2ª parte, Dell’odio. Si aggiunga che lo stesso Spinoza nel Tractatus politicus (1677), cap. I, § 4, scrisse qualcosa di molto simile: Sedulo curavi, humanas actiones non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere. Si tenga pure a raffronto la frase di Plauto:
179. Humanum amare est, humanum autem ignoscere est.3