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[1960-1962] Frasi d’intercalare comune 711


che ben a ragione fa parte di quella oscurissima canzone del Petrarca, la quale è tutta una concatenatura di proverbi, ovvero sia frottola, in gergo tanto avviluppato che non solo non se n’è trovata la chiave, ma è tuttora incerto anche il soggetto della canzone medesima. Il verso medesimo si trova testualmente ripetuto dall’Ariosto (Orlando furioso, c. XLIII, ott. 5).

Quest’ultimo poeta (1474-1533) ha pure lasciato fra i suoi versi famoso il seguente:

1960.   Mettendolo Turpino, anch’io l’ho messo.

(Orlando furioso, c. XXVIII, ott. 2).

L’Ariosto, chiedendo venia alle donne e a quanti hanno le donne in pregio, se include nel suo poema la lubrica istoria narrata dall’oste a Rodomonte in dispregio del gentil sesso, se ne scusa dando la colpa dell’invenzione a Turpino. Un Turpino, o Tylpinus, pare certo che fosse arcivescovo di Reims a’ tempi di Carlomagno, cioè nella seconda metà del secolo VIII, e nella Chanson de Roland compare come un prelato guerriero, valente più nello sterminare che nel convertire Saraceni: ma la cronaca delle gesta di Carlo edi Orlando che a lui dalla tradizione è attribuita, è invece posteriore almeno al secolo XI.

Qualche citazione di più ce la darà un poeta, inferiore certamente all’Ariosto ma più popolare di lui, Torquato Tasso (1544-1595), dal cui poema, la Gerusalemme liberata, traggo i seguenti versi:

1961.   ....Nulla a tanto intercessor si neghi.

(c. II. ott. 52).

È Aladino che fa grazia della vita a Olindo e Sofronia per le preghiere di Clorinda, e soggiunge:

          Siasi questa o giustizia, ovver perdono,
          Innocenti li assolvo, e rei li dono.

1962.   Io vêr Gerusalem, tu verso Egitto.

(c. II, ott. 94).

Così dico Argante ad Alete nel separarsi da lui dopo l’infruttuoso colloquio con Goffredo. Ma è una reminiscenza del Petrarca il quale nel sonetto XVII fra quelli sopra varj argomenti