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702 | Chi l’ha detto | [1910-1914] |
1910. (Suspice cœlum, et) Numera Stellas, si potes.1
1911. Laudate eum (Dominum) in cymbalis benesonantibus.2
1912. Mane Thecel Phares.
Queste sono le parole che apparvero fiammeggianti al convito di Baldassarre, re di Caldea, e racchiudevano la profezia della rovina di lui: esse sono usate per antonomasia a indicare un avvertimento oscuro e minaccioso. L’ etimologia esatta di queste parole (di cui la vera lezione secondo il Sacro Testo è Mene, Tecel, Upharsin) non è ancora stata fissata dagli orientalisti. Vedansi su questo soggetto gli articoli di Clermont-Ganneau nel Journ. Asiatique, to. VIII, 1886, pag. 36; di Th. Nöldeke nella Zeitschrift für Assyriologie, I. Bd., 1886, pag. 414, e di G. Hoffmann nella Zeitschrift medesima. II. Bd., 1887, pag. 45
1913. Salutem ex inimicis nostris.3
altra frase biblica citata e intesa a vanvera, poichè mentre di solito la si adopera a significare che in certi casi il soccorso può venirci dagli stessi nemici, i quali per insipienza o per altre ragioni ci dànno armi per combatterli, ci prestano argomenti per sostenere la nostra causa ecc., nel sacro testo si tratta invece di Zaccaria il padre del Battista che ringrazia Iddio per aver fatto sorgere dalla casa di David «salutem ex inimicis nostris» cioè colui che ci salverà dai nostri nemici, e s’intende Cristo.
1914. Nunc dimittis servum tuum, Domine.4
sono parole dell’ebreo Simeone che sapeva di non dover morire prima di aver veduto il Messia.