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684 Chi l’ha detto [1892]


mettere il torto della Germania nella violazione della neutralità del Belgio e del Lussemburgo: «Das ist die Wahrheit. Wir sind in der Notwehr und Not kennt kein Gebot u.s.w.» - cioè: «Ecco la verità. Noi siamo in stato di necessità e la necessità non conosce legge. Le nostre truppe hanno occupato il Lussemburgo e hanno forse già messo piede nel territorio del Belgio. Signori, ciò che noi abbiamo fatto è un atto contrario alle regole del diritto internazionale.... Il torto, lo dico apertamente, il torto che noi abbiamo fatto, ci sforzeremo di ripararlo subito che il nostro scopo militare sarà raggiunto. Chi è minacciato come noi e lotta per il suo bene più caro, non deve pensare che al mezzo migliore per aprirsi la via» (cfr. Sept Discours de Guerre du Chancelier allemand, I914-1916. Zürich, Orell Füssli, pag. 11).

Ma giustamente l’on. Sonnino in un memorabile discorso pronunciato alla Camera il 25 ottobre 19 17 ribatteva: «Not hat (sic) kein Gebot, proclamava Bethmann-Hollweg dinanzi al Reichstag. La fede data, dunque, non ha valore di fronte al vantaggio del momento. Necessità non ha legge, e per necessità valga il comodo proprio e la soddisfazione delle proprie cupidigie».

Necessità non conosce legge, o non ha legge è proverbio: lo registra pure il Giusti ed è del resto comune a tutte le letterature.

Ma un volgare ditterio giuridico dice invece: Necessitas facit ius e il principio della necessità come fonte di diritto è anche stabilito da un passo di Modestino nel Digesto (L 40, Dig. I, 3): «Omne ius aut consensus facit aut necessitas constituit aut consuetudo firmavit». Si può anche consultare: Umb. Borsi, Ragione di guerra e stato di necessità nel diritto internazionale, nella Rivista di diritto internazionale, a. X, 1916, pag. 157-194, dove però non è fatto accenno, se non in forma affatto teorica e generale, alle giustificazioni del Bethmann-Hollweg.

Però il nome del Cancelliere rimarrà specialmente legato ad altra frase infelice, pronunciata nella notte del medesimo giorno in cui disse la precedente, la frase del

1892.   Pezzo di carta.

detta dal Cancelliere all’ambasciatore inglese W. E. Goschen nell’udienza del 4 agosto 1914 prima della partenza di lui da Berlino. Il rapporto ufficiale del Goschen così riferisce il colloquio: