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666 | Chi l’ha detto |
duit guère: des généraux et des soldats»: il traduttore italiano nella ediz. di Bologna, 1862 (pag. 30) si vergognò di scrivere tal e quale la sciocca ingiuria e volle attenuarla un poco dicendo che «gli mancavano due cose che l’Italia pena produrre: generali e soldati».
Eppure, come ho già detto, il giudizio così severo degli stranieri non era equo: si veda un interessante articolo del capitano I. Libertini su Il valore bellico degli Italiani nella «Rivista Militare Italiana», a. LX, disp. XI del 16 novembre 1915, pag. 2193-2215, articolo polemico che prende lo spunto dalla frase Les Italiens ne se battent pas, dovuta - egli avverte - «ai nostri fratelli in latinità» e intende a confutare con buoni argomenti la ingiusta accusa che nelle guerre del Risorgimento gl’italiani dessero scarse prove di valore militare.
Poi venne Adua ed è carità di patria non insistere su quell’ora grigia della storia italiana, non tanto per il fatto in sè quanto per la ripercussione non bella che ebbe nel paese. Parve che l’Italia cogliesse nella guerra libica l’occasione di rialzarsi, e veramente il risveglio della virile coscienza del paese fu ammirevole, benchè anche qui non mancassero dei punti neri. Per quanto la rievocazione possa essere incresciosa, non passerò sotto silenzio la gravissima accusa che all’on. Giovanni Giolitti, oggi capo del governo, fu mossa dall’on. Antonio Salandra in una lettera politica, diretta alla vigilia delle elezioni generali del 1919 ai suoi antichi elettori del collegio di Lucera. In questa lettera che ha la data di Troja 17 ottobre 1919 e che fu stampata da tutti i giornali quotidiani d’Italia del 19 o del 20 ottobre, l’on. Salandra, accennando al colloquio avuto in sua casa con l’on. Giolitti il 10 maggio 1915 e agli argomenti con i quali il Giolitti medesimo giustificava la sua esplicita contrarietà alla guerra. aggiungeva: «Soprattutto accentuò la sua sfiducia nell’Esercito che probabilmente, a suo dire, non si sarebbe battuto non avrebbe resistito ad una lunga guerra. In Libia, egli diceva, si era vinto soltanto quando eravamo dieci contro uno». Conviene però soggiungere subito che l’on. Giolitti respinse sdegnosamente tale accusa in una lettera al senatore Frassati, direttore della Stampa di Torino, datata da Cuneo il 20 ottobre 1919 e pubblicata ne La Stampa medesima, num. 290 del 21 ottobre, dove diceva «Egli (Salandra) afferma che io esprimevo avviso contrario al-