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660 Chi l’ha detto [1867]


edacem, bibacem ac loquacem esse, sonant in Vitium. Ita bellacem esse, non est laudis, sed vituperii etc.» (Des. Erasmi Opera omnia, ed. cit., to. III pars posterior, col. 1501). Erasmo poi rispose pubblicamente con altra scrittura intitolata: Responsio ad Petri Cursii Defensionem e stampata pure dal Blado: in essa egli insiste nella sua tesi che bellax vuol dire attaccabrighe, litigioso, ecc. e protesta del suo affetto per l’Italia: scuse magre, poiché, pur ammessa per vera la discutibile interpretazione data da Erasmo alle sue parole, l’additare come esempio di cosa impossibile un Italiano litigioso, ne rinforzava l’ironia. Nelle edizioni posteriori degli Adagia le parole ingiuriose contro l’Italia sono soppresse.

Acutamente osserva il Croce nel saggio su Lo spirito militare e la religiosità spagnuoola (nel volume: La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza, Bari, 1917, pag. 197 e segg.) che nel Cinquecento gl’italiani «assuefatti (come scrive il Guicciardini) per molti anni più alle imagini della guerra che alla guerra vera», furono spinti ad emulare gli stranieri e a far onore al nome nazionale. «Certamente, al tempo della guerra di Spagna e Francia in Italia gli stranieri non risparmiavano frizzi e disprezzi agli italiani; e francesi e spagnuoli affermavano “gl’italiani col loro saper lettere aver mostrato poco valor nell’arme da un tempo in qua”, come dice il Castiglione, il quale non ricusa di riconoscere che la cosa era “più che vera”, sebbene procuri temperarla osservando che “la colpa d’alcuni pochi ha dato, oltre al gran danno, perpetuo biasimo a tutti gli altri” (Cortegiano, I, 43). Insolentissìmi erano, secondo lor natura, i francesi; ma anche gli spagnuoli, più gravi e prudenti, talora facevano sentire il peso del loro orgoglio: forse più di tutti quello spagnuolo rifatto che era il marchese di Pescara.... Al Gran Capitano [Consalvo di Cordova] si attribuiva l’aforisma: España las armas y Italia la pluma» (op. cit., pag. 201). Eppure proprio in quel tempo gl’italiani affermavano dinanzi agli stranieri il valore italiano con le loro compagnie di uomini d’arme che sotto capitani italiani combattevano negli eserciti spagnuoli emulandone le imprese guerresche: e il Croce si compiace a riportarne numerosi esempi ed attestazioni.

Alla fine del secolo XVIII le mutate condizioni politiche prepararono il risveglio del sentimento nazionale, e quando riparti di truppe italiane, ben inquadrate, ben condotte, seguirono il genio