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[1857-1859] | Le frasi storiche della Grande Guerra | 649 |
tre anni le gambe gonfie e dopo aver per tre anni ingoiato il rancio freddo tra un servizio e un assalto. — Già nel tavolato di una baracca un veterano con le tasche piene di petardi e di sipe, dopo la discorsa di un generale sedentario scrisse col gesso la sentenza in suo latino: ‘‘Non voglamo ingomii”. È il più fiero motto del fante italiano. Ecco orgogliosamente tradotto nel latino di Roma: Per se fulget. Fiume d’Italia, ferragosto 1920. Gabriele D’Annunzio». La Testa di Ferro, giornale del Fiumanesimo, n. 25, Milano, 29 agosto 1920).
Bellissime sarebbero pure queste altre, se si potesse dare assicurazione della loro spontaneità. Le ricordo perchè sono state immortalate in una pubblicazione ufficialissima, nel vol. XIV de La Guerra, Delle raccolte del Reparto Fotografico del Comando Supremo del R. Esercito. In questo volume, dedicato a La battaglia dall’Astico al Piave, 15-25 giugno 1918 (Milano, Treves, ottobre 1918) le pag. 848 e 849 riproducono delle «Iscrizioni di nostri soldati sulle case di Sant’Andrea di Piave» e sulle mura diroccate dal cannone si leggono, graffite dai nostri fanti, le iscrizioni:
1857. È meglio vivere un giorno da leone che cent’anni da pecora.
1858. Tutti eroi! o il Piave o tutti accoppati!
La figura che riproduce questa seconda iscrizione parietale fu anche messa sulla copertina della relazione ufficiale su La Battaglia del Piave pubblicata dal Comando Supremo (Roma, tip. Cuggiani, 1920). Ma sono autentiche? Ci fu chi mi disse di no, ed io non oso pronunziarmi. Queste iscrizioni si leggevano ancora sui ruderi del paese in rovina, quando due anni dopo si inaugurò a Fagarè il 23 maggio 1920 il monumento ai caduti nell’eroica resistenza sulla Piave: così affermava una corrispondenza al Gazzettino di Venezia del 21 maggio 1920.
A questa stessa famiglia appartiene il famoso
1859. Canta che ti passa.
Piero Jahier che tanto bene ha fatto al fronte con la sua propaganda sana e gentile, pubblicava, come già fu detto, a Piovene,