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642 Chi l’ha detto?


Alle frasi degli uomini politici o militari giustizia vuole che si contrappongano quelle degli umili eroi, di coloro che realmente fecero la guerra e ne sostennero il terribile peso. Essi sono in gran parte contadini, poichè è certo che la campagna dette la percentuale più alta fra i combattenti e questo per ovvie ragioni, sia perchè le classi agricole rappresentano una fortissima parte della popolazione italiana (nel censimento del 1911 su 26 milioni di italiani sopra i 10 anni, gli agricoltori erano 9.026.076, più di un terzo), sia perchè le esenzioni per salute, o per le necessità della guerra dovevano fatalmente essere più numerose fra i borghesi e fra gli operai urbani. Fu dunque detto che la guerra, la fanno i contadini - chi lo disse? io non so chi fosse il primo ad esprimere in questa formula rigida una verità sentita da tutti, ma la frase fece il giro della stampa nel 1917 ed ebbe una interpretazione estensiva falsa ed ingiusta verso la borghesia italiana e contro la quale si ribellò con ragione Benedetto Croce con una lettera al Giornale d’Italia, stampata nel num. del 17 settembre 1917 e riprodotta in Pagine sparse del Croce medesimo, ser. II: Pagine sulla guerra, pag. 216.

Ma tornando alle frasi degli umili, è da avvertire che bisogna andare molto guardinghi nell’accoglierle. Troppe volte furono abbellite, talora create di sana pianta dalla fantasia dei gazzettieri e l’indagine su ciascuna di esse, dato che quasi sempre mancano le circostanze di fatto (nome delle persone, luogo e tempo del fatto) dalle quali le ricerche dovrebbero partire, presentava difficoltà enormi, spesso insuperabili, nel maggior numero dei casi sproporzionate alla importanza della cosa, poichè la celebrità di molte di queste frasi è transitoria e se oggi alcune di esse sono ancora vive nella memoria di noi che le leggemmo in ore di ansie indimenticabili, assai poche sono rimaste nell’uso vivo, condizione indispensabile perchè questo mio volume se ne occupi. Avvertirò che parecchie di queste risposte sono consegnate in quei volumi di aneddoti di guerra dei quali la nostra letteratura bellica non meno di quelle straniere, è piena, ma sono - in generale, come già ho accennato in principio di questo paragrafo - raccolte fatte di maniera, senza pretensioni critiche e con lo scopo tendenzioso, per quanto nobile, di elevare gli animi col racconto delle belle gesta. Ne citerò uno solo, migliore di altri, quello di Giuseppe de Rossi Gli aneddoti della nostra guerra (Bologna. Zanichelli, 1916).